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«…e quello disse: "Guardiamo oltre: stiamo progettando il Futuro!»

Ed egli si domandava: «Che avrà mai il futuro che tutti devono guardare a lui? Il futuro di un film una volta era fatto di due parole "the" e "end" e in questo non ci vedo niente di interessante. Forse è per evitare questo che dopo hanno messo i backstage, i fuori programma o i prologhi ai successivi sequel. Ma nemmeno nello scoprire chi sia il colpevole se non fosse che chiude il cerchio della trama. Nella storia, tuttavia, non c’è nessun cerchio e la trama non è mai coerente: ad ogni passaggio richiede che si rispieghi alla luce del cambiamento il senso dei passaggi precedenti (che mentre passavano ovviamente avevano una logica del tutto estranea a quella successiva)».

Dunque, vivo come si va in bicicletta, che se stai fermo non vai in bicicletta, ma se devi andare sulla bicicletta non puoi star fermo, pena il cadere e magari farti male: per stare seduto hai da tenere l’equilibrio e per poterlo fare almeno ogni tanto devi dare un colpo di pedale.

Ecco, il mio futuro è quel colpo di pedale che mi permette di stare seduto in sella, almeno fino a che c’è strada davanti, e la mia mèta, il Grande Futuro, quello è: la strada.

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