Old Newbie Epidemic

Old Newbie Epidemic

Pecoroni da smartphone

«Ma come… non hai Whatsapp???». «Non vorrai dirmi che non sei nemmeno su Facebook???». «Se non sei su Linkedin sei tagliato fuori!!!»

Il danno comunicativo maggiore non è costituito dalle fake news, quanto piuttosto dagli One-Dimensional People (parafrasando Marcuse) della rete. La pigrizia intellettuale e lo spirito gregario acefalo non hanno età. E quel che è peggio è che fanno della loro pochezza una pseudo-autoironica motivazione vetero-snob.
«Guarda tutta questa gente che invece di parlarsi a tavola stanno attaccati al cellulare a chattare» (e lo dicono mentre condividono su Facebook in modalità slide il loro “originalissimo” pensiero)
«Ai miei tempi sì che si viveva bene senza tutta questa tecnologia!» sentenziano mentre imperversano i tintinnii delle loro notifiche Whatsapp.

«Ah questi telefoni… sempre lì a squillare. Ma io mica la guardo quella roba. Non ci vado mai su Facebook, quanto a Whatsapp sono gli altri che mi riempiono di stupidaggini. Non sono mica io a farli amici: sono loro che fanno amico me. Che vuoi farci: sta roba me la sono trovata così quando ho comprato il telefono, altrimenti io non ce l’avrei messa. Non ci capisco mica niente di queste diavolerie moderne. È stato mio nipote a mettermici e adesso non saprei come togliermici. Dici che puoi farlo tu? No, guarda, meglio di no, altrimenti mio nipote si offende. Facebook ormai lo usano solo i vecchi: io adesso sono passato a Instagram che non è di Zuckerberg così gli faccio anche un dispetto»

Un tempo il “telefonino” era una iattura per loro e soprattutto non capivano perché la gente si mandasse gli SMS invece di parlarsi. Il mio primo Whatsapplo installai su un Ipod Touch (che i più neppure ricordano che cosa fosse): di roba del genere ce n’era altra, ma questo funzionava su tutti i dispositivi Nokia Symbian compreso. Domandavo alle persone perché pagassero gli SMS se potevano usare quello e tutti mi rispondevano alla Carosone “Tu vu’ fa l’ammericano, ma si nat’in Italy”. Ad un certo punto è esploso come un’epidemia. Afflitto da infinite catene di Sant’Antonio, l’ho rimosso, ma poi ti toccava usarlo costringendoti ad un tira e molla estenuante. Nel frattempo gli SMS sono diventati gratuiti nei contratti telefonici come pure illimitate sono le chiamate possibili, eppure proprio ora la gente ha cominciato ad imperversare con messaggini e tediose quanto inutilizzabili chiamate IP su Whatsapp e simili.

La muffa del futuro

Dopo aver scoperto che aveva più fori del Colosseo e che il programma stesso è diventato un macro malware (infatti gli allegati che manda in giro sono pieni di meta-tag invasivi) ho deciso di eliminarlo di nuovo. Però “gli amici” continuavano imperterriti a scrivermi. Agli appuntamenti persi soggiungevano: «Guarda, ti avevo avvisato su Whatsapp». Queste giogionate sono diventate “La Gazzetta Ufficiale” della vetero-modernità. Ho dovuto a questo punto installarlo di nuovo per potere definitivamente rimuovere del tutto l’account per fare in modo che non lo usassero per comunicare a un dispositivo privo del programma.
«Come sarebbe a dire che ti sei tolto da Whatsapp. Non si può mica, sai. E poi devi sempre distinguerti e fare l’originale a tutti i costi. Non puoi essere come tutti? Adesso se uno deve farti sapere qualcosa come fa?»
«Prendo le informazioni e te le giro con Whatsapp, mica con quelle stupide e-mail come i rincoglioniti. Ah, scusa… tu non ce l’hai? Ma come? Uno moderno e all’avanguardia come te che non è su Whatsapp!…»

La legge del minimo sforzo

Siamo arrivati al paradosso che anche le aziende che fino a ieri disdegnavano l’instant messaging e che ora che li hanno sdoganati hanno diverse soluzioni interne per favorire sicurezza e privacy, anche loro hanno dovuto fare marcia indietro e tollerarne l’uso. Non solo: se scrivi ai colleghi usando i mezzi ufficiali facilmente non leggerà nessuno, ma se usi Whatsapp potrai tranquillamente comunicare con CEO e Presidente. Il fine giustifica i mezzi (“di grignolino” Farassino)!
“E il tennis avanza, e i coccodrillini dilagano, perché è giusto espandere le cose, così si corre con la stessa maglietta. E il tennis avanza e non risparmia nessuno, e ora in tutte le fabbriche ci sono i campi da tennis, e si capisce chiaramente che è la base che ha imposto i suoi gusti: praticamente la proletarizzazione (…) Bisognerà pur decidere, o avere dei nemici, o giocare al tennis” (G. Gaber)
Chi come il sottoscritto, pur arrivando con l’ondata dei primi anni novanta, appena “la madre di tutte le reti” era appena evasa dalle colonie universitarie, ha visto passare di tutto su Internet, e ha aperto quella porta grazie ad Howard Rheingold, ha visto ancora i Gopher e Veronica il primo motore di ricerca o i proto-browser come Cello che sdoganavano la tristezza del Telnet, mentre le reti delle BBS, specialmente la OneNet basata su First Class erano molto più interessanti di quel che trovavi su Internet, e Marc Andreessen si faceva soffiare il primo browser basato sul codice adattato dal linguaggio markup per le stampanti di Tim Berners-Lee, quel Mosaic che girava (come tutti i primi programmi interessanti) solo su Mac… e poi Netscape, Altavista, mentre Yahoo riusciva a fare ancora il suo splendido lavoro di catalogo generale del WWW… ecco, uno così che si sente dire: «Ma come?… non sei su Whatsapp?» oppure «Perché non leggi i messaggi che ti mando su Facebook Messenger?!», beh, sente di aver sbagliato tutto e gli sembra di stare ripetendo il patetico monologo di Rutger Hauer / Roy Batty, il quale sotto la pioggia prima di morire:
Ma a questo punto però ricordo anche che ai tempi tanto celebrati della gioventù, i miei coetanei a parole più sfegatati andavano ai cortei per fare un giorno di vacanza in più, per “tacchinare” le compagne femministe o per avere una buona occasione per una rissa, mentre le ragioni politiche le lasciavano agli “intellettuali”, i quali facevano il verso ai critici d’arte per snobberia ma usavano lo stesso criterio nozionistico appreso nella scuola “borghese”; ai concerti andavano a sentire quello che ascoltavano tutti e difficilmente facevano fatica a capire la ricerca e la sperimentazione; facevano di zen, arancioni, harikrishna, sufi, maharishi, marcuse, saibaba, freud, jung… tutta l’erba un fascio e impastavano in un gran polpettone da divorare a tutte l’ore, riducendo i valori ad un cambio di calzature: dalle Barrow’s da gelateria discoteca alle Superga sdrucite per assemblee e occupazione. Ricerca e approfondimento sono sempre state per pochi, solo che oggi gli allevamenti si sono fatti più pervasivi e perfezionati:

Da carne da cannone si è diventati crani da chat.

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